Il bambino che sapeva troppo
Autore: Cathy Byrd
Prefazione: Eben Alexander
Traduttore: Katia Prando
Alla tenera età di 2 anni, il bambino prodigio del baseball Christian Haupt cominciò a condividere ricordi vividi di quando era Lou Gehrig, leggenda del baseball negli anni Venti e Trenta. Sconvolta dalle incredibili rivelazioni del figlio, la madre di Christian iniziò un viaggio alla scoperta di una verità che ha cambiato la sua visione sulla vita e sulla morte. Il bambino che sapeva troppo ispirerà anche lo scettico più convinto a considerare la possibilità che l'amore è per sempre.
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“IL BAMBINO CHE SAPEVA TROPPO” DI CATHY BYRD. UNA RIFLESSIONE SUL BASEBALL E SULLA VITA
di Enrico Pasini
Ho sempre considerato il Baseball uno sport-non-sport. Abituato al ciclismo e alla sue costanti fatiche, il Baseball mi appariva molto statico e poco agonistico. Poi, iniziando a seguirlo più regolarmente, ho cercato di comprenderlo nella sua essenza, e ho capito che in realtà è molto più faticoso di quanto si immagini. La fatica fisica molto spesso è ampliata da quella mentale. Ogni singolo movimento, del corpo, o della palla, e ogni singolo sguardo dell’avversario, deve essere studiato, intercettato, messo alla prova; ciò innesca un’esplosione di muscoli e nervi che ad ogni lancio del pitcher è pronta a deflagrare, con il battitore pronto a far correre tutta la difesa avversaria.
Il Baseball è fisico e intelletto, è forza e pazienza. Ho capito che per amare completamente questo sport così affascinante lo devi comprendere in tutta la sua filosofia, perché, prima di essere uno sport, il Baseball è una “filosofia di vita”, è una similitudine della vita, con un lato spirituale molto profondo e coinvolgente. Devi entrare dentro al giuoco per poterlo capire, analizzare ogni passaggio dell’intricato meccanismo che lo fa evolvere. Devi inoltre permettere al Baseball di entrare dentro di te e farlo scorrere nelle vene per riempire cuore e cervello della sua passione.
Tutto questo se vuoi imparare a giocarlo o anche solo a guardarlo giocare dagli altri. Ma se invece il Baseball fosse parte di te dalla nascita, o addirittura da prima?
È quello che è successo a Christian Haupt, classe 2009, che fin dai primi anni di vita, dimostrava un attaccamento maniacale verso un solo gioco: il Baseball. Niente macchinine, dinosauri, cartoni animati … lui voleva battere, lanciare, tuffarsi per catturare una fly ball e voleva vestirsi sempre in divisa da gara, pantaloni lunghi e casacca da gioco. La storia raccontata in modo vibrante e molto coraggioso dalla mamma di Christian, Cathy Byrd, nel libro “Il Bambino che sapeva troppo. La storia vera dei ricordi di una vita precedente” (My Life, prefazione di di Jack Canfield, pp. 240, Euro 14.90), – disponibile sui canali di vendita online – non è solo una storia di Baseball, è sicuramente molto di più, e lascia al lettore tante domande irrisolte ma anche tanta speranza. Prima che nascesse Christian, la famiglia di Cathy non era appassionata di Baseball, non lo seguiva e non gli interessava. Il fatto che il ragazzino avesse innata questa passione sfrenata, nessuno lo capiva e lasciava tutti interdetti.
Da dove proveniva una tale passione?
Quando Christian cominciò a rivelarsi a Cathy, e a tutta la sua famiglia, la vita cambiò completamente. Il ragazzino raccontava con naturalezza aneddoti di partite, ma anche di vita sociale, risalenti a quasi un secolo prima. Li raccontava con precisione e senza esitazioni. Se all’inizio la stessa Cathy provava a non dar peso a quello che sentiva, il continuo raccontare di Christian la lasciava sempre più sgomenta. La donna aveva bisogno di capire, di sapere cosa, e soprattutto di chi, stava parlando suo figlio. La tenacia di Cathy nell’indagare emarginava ed eliminava anche la paura che ad ogni scoperta nella sua indagine cresceva dentro di lei come qualcosa di ingombrante e misterioso: era entrata nel mondo del Baseball scoprendo che il Baseball era già dentro suo figlio, e sorprendentemente anche dentro di lei, da sempre.
In qualunque modo la si voglia vedere, le scoperte che Cathy riesce a fare lasciano un senso mistico e di profonda speranza, a dimostrazione di quanto il baseball possa essere e sia sport trascendentale. La forza di Cathy nel proseguire queste “indagini spaziotemporali” e il coraggio di cambiare pensiero e maturare, in rapporto alla natura di suo figlio piena di incertezze, rappresenta la forza della vera speranza, racchiusa dentro di noi.
“Il bambino che sapeva troppo” non parla essenzialmente di Baseball o di spiritualità, ma della straordinaria forza di una madre, anzi di due madri, e del legame inscindibile con un figlio, di una famiglia ricompattata da un amore scoperto o ritrovato, per il Baseball. Anzi, forse questo libro parla solo di Baseball, come di un collante emozionale; anche se “dopotutto non si è mai trattato di Baseball, ma di un gioco chiamato vita.”