Meli Alfredo
(Bologna, 31-12-1944). Esterno, ha esordito nella massima serie nazionale con la squadra della sua città nella stagione 1965, giocandovi fino al 1976. Ha vinto gli scudetti 1969, 1972, 1974 e la Coppa dei Campioni nel 1973. È risultato il miglior battitore della sua squadra nel 1968 (.328), nel 1969 (.318) e nel 1971 (.329). Tecnico federale ha condotto la Fortitudo Biemme allo scudetto nel 1978.
******
CRONACHE DI UNA VITA NEL BASEBALL
di
FRANCO LUDOVISI
Bologna, 24/05/2003
Allora mi devo mettere la giacca perché considero l’avvenimento serio ed importante. Alfredo non la pretenderà di certo, ma non voglio che accada come in occasione del venticinquennale del Rovigo Baseball dove mi presentai con un cardigan mentre gli altri avevano dato molta importanza all’avvenimento: mi andò bene nell’occasione, che trovai il destro di far notare io stesso la mia inadeguatezza, così da poter dire che era pure inadeguato “vero signor Assessore allo Sport ?” anche il campo da baseball del luogo per la nuova dimensione della Società.
I primi ricordi che ho di Alfredo risalgono al 1965 quando lui entra, come esordiente, a far parte della Fortitudo guidata da Strong. Io sono titolare fisso quell’anno: sul monte o a ricevere in prima, in seconda, in terza o interbase e financo all’esterno ed in questa girandola di ruoli poco mi accorgo dei compagni più giovani che di volta in volta fugacemente appaiono in spezzoni di partita insignificanti. Ma l’annata seguente grazie alle defezioni di nove giocatori della rosa dell’anno prima i giovani fra cui Meli, devono assurgere per forza a ruolo di titolari; così come per forza tocca a me allenare la nuova giovane squadra.
Qui avviene, come per incanto, un piccolo miracolo: questi ragazzi tutti riescono ad esprimersi ad alti livelli e cinque di loro fra cui Alfredo già lo stesso anno dell’esordio effettivo e continuato raggiungono la Nazionale “Under 23”.
Prendermi il merito di averli portati così in alto e così in fretta sarebbe facile e forse anche un poco vero, ma preferisco pensare che un po’ casualmente eravamo diventati un gruppo, un gruppo affiatato. In questo Alfredo faceva la propria parte: ricordo le volate in auto alle dodici e trenta lungo i viali di circonvallazione a raccattare alle varie porte i giocatori-lavoratori per recarci tutti assieme al piccolo campo dell’Oca dove ci attendevano i giocatori-studenti per svolgere tutti assieme un velocissimo allenamento fino alle quattordici e trenta quando occorreva fare, ma in senso inverso, il percorso dei viali per riportare tutti al lavoro.
Alfredo era disponibilissimo a questo così come lo era per le partitelle di calcio alla Salus che costituivano di fatto la preparazione invernale, desueta all’epoca anche se queste erano particolarmente pericolose per le……… entrate difensive di Gianni Lerker. Al termine di quel campionato in cui senza carichi da undici, riuscimmo a bissare il quarto posto dell’anno precedente con grande “risparmio” per la Società e grande “investimento” per il futuro che sarà di lì in poi assai roseo, sarò costretto ad abbandonare “la mia creatura” a causa del mio carattere poco arrendevole.
Non ci misi molto a scrollare le spalle e a togliermi di dosso il rammarico del bell’amore perduto, ma mi fece male, la stagione seguente quando mi recai al campo a vedere una partita della mia ex squadra, essere salutato dai miei ex compagni, fra cui ricordo bene anche Alfredo, in un modo che mi parve un poco irridente. Detti la colpa di questo al nuovo spirito portato dal nuovo allenatore Zinno che era solito sfottere tutti, “Toro” Rinaldi compreso, che se non riusciva in una qualche azione veniva immediatamente declassato a “Bove”. Non ho mai chiesto a nessuno e non lo chiederò ora se la mia sensazione fu vera o no. Ma se fu vera, è il costo di un distacco.
Ritrovai anni dopo Alfredo Meli alla guida del CNT Emiliano e, caso più unico che raro, invitò me, suo predecessore, a tenere una lezione sul lancio ad un corso tecnici: i predecessori in genere o fanno paura per il seguito che hanno pur avuto o per il confronto che impongono a chi segue e quindi vengono quasi sempre obliati anche se si rinuncia all’apporto di persone capaci ed attive. Alfredo, sempre atipico, mi convocò, io andai portandomi dietro attrezzature personali per la miglior riuscita del corso e mi ritrovai, nei rimborsi, anche il noleggio di queste.
In questi anni di vacche magre che bel ruolo sarebbe per lui il settore tecnico nazionale di recente appassito. Ma Alfredo, non mi viene di chiamarlo Meli se posso citarlo per nome, aveva mire più alte e non per se, ma per il nostro sport, e si candiderà alla Presidenza Federale: sarò anch’io presente alla prima riunione quasi carbonara all’Hotel Corona a Bologna, quando essere presente significava rischiare ogni tipo di carriera federale ed amicizia.
Ancora sensazioni belle e nuove da iniziative di Alfredo le ho provate alla prima partita di baseball per non vedenti da lui organizzata: ho avuto gli occhi lucidi per gli atleti in campo e per i non vedenti in tribuna ad applaudire le loro gesta novellate dallo speaker. Tutti ora parlano di un suo tradimento nei confronti del baseball quello vero “che gli ha dato tanto”. Che sciocchezza: è passato solamente da una categoria di non vedenti all’altra!
Concludo con l’ultima sensazione che mi ha proposto Alfredo cioè la “cerimonia” della casacca ritirata, che credo lui non desiderasse più di tanto, ma a cui ha aderito come per un rito. Appunto come la giacca che indosso questa sera.