Miani Luciano, detto "Giaguaro"
Luciano Miani, detto «Giaguaro». Questo è il soprannome che gli hanno dato per la sua forza, grinta, tenacia e sicuramente anche per il suo carattere e che uniti assieme lo hanno contraddistinto.
Nasce a Monfalcone nel marzo del 1934, arriva giovanissimo a Trieste dove in seguito nel 1959 esordisce con la Pellicana con la quale due anni dopo vince il campionato di serie C come miglior lanciatore. Nel 1965 si trasferisce a Ronchi dei Legionari con i Black Panthers, tre anni dopo fa vincere alla squadra il campionato e la promozione nella massima serie. Ha militato nella massima divisione nei primi anni ’70 (medie in battuta: nel 1969 .146, nel 1970 .213, nel 1971 .130, nel 1972 .200) assumendo successivamente il comando tecnico della squadra. Per quattro anni vestirà i panni di allenatore e giocatore.
Ritorna a Trieste come Head Coach e nel 77-78 porta nella massima serie l’Alpina Missouri.
Tra gli anni 80-82 si sposta nei diamanti del Venezuela e quando rientra in Italia decide di allenare la Scavolini Pesaro. Negli anni seguenti allena diverse squadre sempre con ottimi risultati.
Negli anni ’90 allena il Verona dove vince il campionato A2 ed entra nell’olimpo storico del baseball nazionale. Viene eletto “Coach of the Year 1991” un alto riconoscimento della F.I.B.S. per i suoi grandi meriti come giocatore ed allenatore.
Nel 2004 torna ad allenare la squadra triestina dell’Alpina Tergeste, riportandola così nella massima serie nazionale di baseball dopo venti anni di assenza.
Nel 2008-2009 torna a Ponte di Piave e porta la squadra in serie A.
Nel 2011 e 2012 con i Ducks di Staranzano in serie B e poi nelle fila delle squadre giovanili della Junior Alpina di Trieste. Nel 2017 viene insignito dal CONI con il premio alla carriera per i suoi meriti sportivi conseguiti nel baseball.
In realtà va ricordato anche per quanto ha contribuito nel mondo del Rugby italiano avendo dato anche a questo sport tantissimo ed avendo giocato nella massima serie con la Fiamma. Ma non è l'unico sport che oltre al baseball ha praticato, infatti ha abbracciato altre discipline come il calcio, la boxe, i tuffi, l'atletica, il lancio del peso, tanto per ricordarne alcuni. Ma il baseball è forse quello che lo ha reso indimenticabile ed indimenticato.
(Fonte articolo: Luca Wieser)
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"The Baseball Family" - Ricordando il "Giaguaro"
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Luciano Miani da sempre in prima linea nello sport si occupa ora di “batti e corri” con i Ducks di Staranzano
20 SETTEMBRE 2011 di Ugo Salvini
TRIESTE - Comincia a intravedere non molto lontana la soglia degli 80, ma continua ad allenare nel baseball (quest’anno lo Staranzano, in serie B) e a giocare a rugby, con gli amatori del Tandoi. Non per altro lo chiamano, da sempre, il “Giaguaro”, definizione che fotografa in pieno il suo carattere. Appellativo perfettamente appropriato per Luciano Miani, che vanta più di mezzo secolo di militanza nel rugby e altrettanto di presenza nel mondo del baseball come allenatore. «Con frequenza – dice con orgoglio - organizziamo, con i vecchi amici del Petrarca e del Rovigo, mini tornei a tre per ‘old’. Gioco sempre con la mia squadra, il ‘Tandoi’ di Trieste, che raggruppa molti degli ex giocatori della Fiamma e di altre formazioni locali».
C’è un particolare che illustra meglio di qualsiasi altro la grinta del “Giaguaro”. Luciano Miani lo spiega così: «Il regolamento delle partite di rugby per i meno giovani prevede che gli under 65 indossino calzoncini di colore rosso, gli under 70 di colore oro e gli over 70 di colore porpora. Tutto questo – precisa – perché nei confronti degli under 65 il placcaggio è possibile, ma deve essere leggero, verso gli under 70 è sostituito da un tocco sul corpo, mentre gli over 70 non possono in nessun caso essere fermati. Ebbene – sottolinea – io ho sempre rifiutato i calzoncini di qualsiasi colore, perché voglio essere nel cuore del gioco e sentire la partita come quand’ero giovane».
Un altro segnale del suo carattere ribelle lo diede a 17 anni. «Avevo problemi di salute – ricorda – e andai dal medico, che mi prescrisse una caterva di farmaci. Appena uscito dall’ambulatorio gettai le carte in un cestino e andai a iscrivermi in una palestra di pugilato, altra disciplina che mi piaceva».
Alto 170 centimetri, poco più di un’ottantina di chili di peso, il Giaguaro era un peso medio perfetto
«Tiravo di boxe per il Crda di Monfalcone. Ho fatto molti sport – afferma – come tuffi, sci, atletica leggera nelle specialità del lancio del disco e del peso, calcio, baseball, ma nel sangue ho la palla ovale. Questo sport mi ha forgiato il carattere, disciplinandolo all’interno delle regole del gioco».
E oggi, tanto per non restare con le mani in mano, fa l’allenatore di baseball.
«La proposta della società di Staranzano mi ha subito allettato – evidenzia – e mi trovo benissimo. Dormo in un camper a pochi passi dal campo di allenamento, perciò respiro baseball notte e giorno. Vengo a Trieste lo stretto indispensabile, perché voglio stare vicino a questi giovani giocatori e con la società abbiamo definito un progetto che, nella prossima stagione, dovrebbe vederci protagonisti. Anni fa fui premiato come migliore allenatore italiano di baseball – conclude – ma questa è un’altra storia».
Se riparlerà, quando il Giaguaro si avvicinerà ai… 90.
(Fonte articolo: quotidiano «Il Piccolo»)
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Ci ha lasciato Luciano “GIAGUARO” Miani”
Posted By alessandro.s on 29 Marzo 2020
New Black Panthers piange la scomparsa di Luciano “Giaguaro” Miani, per tutti meglio conosciuto con il suo ormai famoso soprannome, che ha scritto pagine importanti per la storia del baseball nazionale e non solo. Ronchi dei Legionari è stata una delle tappe della sua lunghissima carriera, qui ha formato decine di giocatori e contribuito, con passione, dedizione ed impegno allo sviluppo del baseball nella nostra comunità. Oltre al baseball è stato anche un importante punto di riferimento nel rugby, altra sua grande passione.
Luciano nasce a Monfalcone nel marzo del 1934, arriva a Trieste già in tenera età. Pratica diverse varietà di sport, eccellendo in alcune come il calcio, basket, boxe, rugby e soprattutto il baseball dove esordisce con la Pellicana a 25 anni, subito coinvolto nel campionato di serie C del 1959 apprendendo in gioco in pochi mesi. Con questa squadra due anni dopo vince il campionato della serie C come lanciatore. Dopo pochi anni nel 1965 si trasferisce a Ronchi dei Legionari nelle fila dei Black Panthers, tre anni dopo contribuisce a far vincere alla squadra il campionato e la promozione nella massima serie dove, in seguito, per quattro anni vestirà i panni di allenatore e giocatore.
Ritorna come Head Coach a Trieste dopo tredici anni e nel biennio ’77-’78 dopo due buoni campionati, porta nella massima serie nazionale l’Alpina Missouri nel 1979. In seguito si sposta in Venezuela, dove frequenta assiduamente diamanti. Nel 1982 rientra in Italia, nelle Marche, dove allena la Scavolini Pesaro. Negli anni seguenti guida diverse squadre riuscendo svariate volte a centrare la promozione con ottimi risultati (Cupramontana, Ponte di Piave, Castelfranco Veneto e nuovamente con i Ronchi dei Legionari). Negli anni ’90 viene chiamato ad allenare a Verona dove vince il campionato A2 ed entra nell’olimpo storico del baseball nazionale. Viene eletto “Coach of the Year 1991” un alto riconoscimento della F.I.B.S. per i suoi grandi meriti come giocatore ed allenatore. In seguito ritorna a Ponte di Piave, poi a Buttrio e nel 2004 torna a guidare la squadra triestina dell’Alpina Tergeste, riportando la squadra nella massima serie nazionale di baseball dopo venti anni di assenza. Nuovamente a Ponte di Piave nelle stagioni 2008/2009 che porterà alla conquista della serie A. Dal 2011 e 2012 con i Ducks di Staranzano in serie B e poi nelle fila delle squadre giovanili della Junior Alpina di Trieste. Ciao Giaguaro, eccellente sortivo, esempio di grinta, tenacia e passione.
(Fonte articolo: New Black Panthers Ronchi)
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Anche il baseball pesarese piange il mitico “Giaguaro” Miani
di Luciano Murgia 30 marzo 2020
PESARO – L’annuncio è del primo pomeriggio di domenica: arriva da Trieste. Sono le 12,54 quando TriesteAllNews diffonde la notizia della scomparsa di Luciano Miani. Per tutto il mondo del baseball, non solo italiano, era semplicemente il Giaguaro. Per il quotidiano giuliano, Miani era “un pezzo di sport”. La sua vita era sport, fosse il rugby, un altro grande amore, o il basket o la boxe. Era soprattutto il baseball.
Ha allenato a Pesaro, nel 1982, ma a distanza di 38 anni il suo ricordo è indelebile. Era nato a Monfalcone, nel 1934. Fino all’anno scorso partecipava agli incontri dei tecnici italiani, pronto dire la sua. Un personaggio affascinante, per certi versi naïf. Che è un pregio, non una diminuzione delle qualità. Era soprattutto una persona vera. Quando la Scavolini lo portò a Pesaro, arrivò con la roulotte. La parcheggiò davanti allo stadio del baseball, alle Cinque Torri, dove lavorava tutto il giorno, con la prima squadra e con i ragazzini.
Ha allenato ovunque, in Italia, ma anche in Venezuela (prima d’approdare a Pesaro), in tutte le serie. Non contava la A o la C, bastava lavorare seriamente.
Era un hombre vertical, sarebbe piaciuto ai grandi narratori di lingua spagnola, a incominciare da Manuel Vázquez Montalbán Manuel.
Leggete una risposta a una mia intervista per Tuttobaseball, recuperata grazie allo straordinario archivio di Dodo Furiassi, già giocatore prima e allenatore poi del Baseball Club Pesaro.
Una carriera che le ha fatto indossare la maglia azzurra.
Sì, in quegli anni sono stato a Cuba, ho lavorato con Chet Morgan, ho curato giovani come Castelli, Laurenzi e Luciani (tre miti del baseball italiano; ndr) che da juniores s’accingevano al salto nella vera Nazionale. La mia avventura azzurra non durò a lungo.
Perché?
Ma perché non sono capace di stare zitto quando qualcuno mi sta sullo stomaco, quando qualcosa non va. E in certi ambienti questo non fa un gran piacere“.
Dipende anche da questo se la sua carriera è stata meno brillante di quel che poteva essere?
“Avrei potuto combinare qualcosa di più. Già ai tempi di Glorioso potevo passare all’Incom Lazio, oppure andare a Grosseto, o su invito di Giancarlo Mangini (il mitico telecronista del baseball nazionale; ndr) al Mars di Milano. Anche Notari mi voleva a curare il settore giovanile del Parma”.
Aldo Notari, storico dirigente emiliano, poi anche presidente della Fibs, federazione italiana baseball e softball, e addirittura al vertice della federazione europea e mondiale.
Si potrebbe scrivere un libro su Giaguaro Miani. Tante le storie a cui è legato. Una è indimenticabile. Accadeva che in quegli anni il campionato era dominato da Craig Minetto, pitcher della Fortitudo Bologna. “Minetto, anche se qualcuno non lo ricorda, rimane a mio parere il miglior pitcher mai venuto in Italia. Non a caso detiene il record dei K (gli strike-out, l’eliminazione al piatto del battitore; ndr). Durante la sua permanenza in Italia, Minetto vinse quasi tutte le partite. Poi ritornò negli Stati Uniti e giocò nella Major League con gli Orioles di Baltimora. Quel quasi sta per l’unica sconfitta rimediata in Italia: lo battemmo noi, la mia piccola squadra, Cumini Black Panthers Ronchi. Noi, come al solito, eravamo un pugno di ragazzini: c’erano Da Re e Malaroda, 15 anni, Bazzarini e Bortolotti, 16. Nella gara d’andata, a Bologna, l’osservai attentamente e decisi che contro di noi non avrebbe ottenuto i suoi soliti 15 K a partita. I miei ragazzi, anche con 2 strike a carico, giocavano il bunt (la palla smorzata con la mazza che manda in bestia il lanciatore; ndr). Certo, andavano out, ma non si demoralizzavano. Quando venne a Ronchi, lo facemmo impazzire: bunt e batti e corri continuo. Minetto era inferocito, tornò a casa furente, noi facemmo festa tutta la notte”.
Indimenticabile Giaguaro, che la terra ti sia lieve.
(Fonte articolo: «Più24» quotidiano di informazione online)