Europhon
I GRANDI CLUB: EUROPHON. Di Gigi Cameroni.
C’era una volta Gianni Ghitti, presidente del Milano Baseball, membro del C.U.S.I. e poi vicepresidente della F.I.Pa.B. (l’attuale F.I.B.S.). Mi chiamò nel suo studio medico per comunicarmi che non intendeva più affidare la conduzione del Milano a Elliot Van Zandt (anche perché Elliot era già molto impegnato col Milan calcio ndr) proponendomi di fare l’allenatore-giocatore. Era la primavera del lontano 1958, in quegli anni le squadre del nord non erano mai riuscite a brillare e, addirittura, la federazione aveva deciso di far svolgere un campionato a parte tra le 4 società laziali (Roma, Lazio, Nettuno, Fiumicino) denominandolo “TORNEO D’ORO”. Cosicché il campionato ufficiale di serie A consentì ad altre squadre, meno agguerrite, di mettersi in luce e tra queste c’era appunto il C.U.S. Milano che aveva acquistato alcuni giovani dalla disciolta Ambrosiana di LOU CAMPO, i fratelli Balzani, Bolocan Goldstein per citarne alcuni, così da rinnovare i quadri costruendo un complesso molto giovane che aveva solo bisogno di amalgamarsi. A mio parere fu questa la chiave di volta che diede inizio ad una serie di reazioni a catena positive tanto da originare negli anni successivi IL GRANDE EUROPHON. Ma continuiamo ad esaminare attentamente lo svolgimento dei fatti. Fu così che in quel 1958 il Milano, patrocinato dal Centro Universitario Sportivo (C.U.S.), vinse il suo primo scudetto con una serie di vittorie al cardiopalma soprattutto con i rivali della Libertas Inter guidata dal vecchio Larry Strong e dei fratelli Mangini. E pensare che l’anno prima il Milano militava in serie B. Fu un successo notevole che premiava i sacrifici di Gianni Ghitti, di Ugo Cossu e Doriano Donatella, al vertice della gestione della società.
Abbandonata la presunzione di dividere i campionati nel ’59 la federazione restaurò la vecchia formula con un torneo di seria A a 12 squadre. Ritornarono così in gara le squadre laziali e la Roma Di Giulio Glorioso aveva ragione e forza per prevalere su tutti. C’erano però le prime avvisaglie della potenzialità ancora latente del Milano che in quel campionato si classificava al 3° posto. Con un colpo di fortuna personale riuscivo, nel 1960, a concludere un accordo con la Seven Up Italia per la sponsorizzazione di un anno. Pensate, 500.000 Lire per un anno!!! Iniziava, se si può dire, la storia di una grande società che avrebbe dettato legge per circa 10 anni. La squadra, ormai amalgamata, senza grossissimi battitori, ma in grado di svolgere giocate di ruba e smorza, di corri e batti, buna spinti eccetera, alla fine conclude il campionato alla pari con la Roma di Glorioso e del fortissimo americano Perrino. Era spareggio. Il 31 agosto a Bologna, allo stadio comunale in una tiratissima ed emozionantissima partita il Seven Up prevaleva per 3 a 2 sui quotatissimi romani sfatando tutte le previsioni della vigilia. Era la prima vera vittoria delle squadre del nord e iniziava cos’ l’ERA EUROPHON. Infatti, soprattutto per merito di Ghitti, che era diventato amico della famiglia Zenesini, nel ’61 iniziava la sponsorizzazione Europhon che sarebbe durata per 10 anni, fino al 1970, anno della doppia vittoria campionato e coppa dei campioni.
Entrava nel contesto della società Goliardo Zanella la cui strettissima collaborazione e trait d’union tra il Comm. Zenesini, Ghitti, Cossu e il sottoscritto dava i risultati che tutti conoscono: 6 scudetti e 2 cose dei campioni in 10 anni. Allora l’Europhon era una azienda che voleva cominciare a farsi conoscere meglio sul mercato medio italiano e la strada scelta attraverso lo sport era forse il mezzo migliore. Nel 1961 tornava, dopo aver giocato un anno per squadre semi professionistiche americane, Bob Gandini e veniva noleggiato per 2 anni addirittura Giulio Glorioso il grande sconfitto nel 1960.Il suo orgoglio smisurato lo spinse a lasciare Roma per giocare per quella società con la quale avrebbe potuto battere tutti i records. E fu proprio così. La società era strutturata per prendere decisioni di una immediatezza sconcertante. Ricordo che con Ghitti e, soprattutto, Zanella si era creata una simbiosi eccezionale Proprio per ottenere quell'obbiettivo che era in fondo di assoluto carattere pubblicitario e commerciale: vincere il massimo. Quale giocatore-allenatore non avrei potuto sentirmi meglio in nessun altro club. Basta dare un’occhiata al “Baseball book” per vedere quale strapotenza tecnica nel ’61 e ’62 ebbe l’Europhon, unica squadra nella storia del baseball italiano a restare imbattuta per due anni consecutivi. Glorioso ottenne il record degli strike out: 218 in 16 partite! Poi se ne andò Glorioso e molti atleti della squadra si sposarono dopo un anno (1963) con il secondo posto vi fu la prevedibile discesa nel 1964 con un 7° posto. Nel frattempo cominciavano ad arrivare i rinforzi soprattutto per merito di quell’aureola che la società si era fatta negli anni precedenti. Era un motivo di orgoglio poter giocare per una società super vincente e così bene organizzata. Ed ecco i vari Consonni, Bianconi e Rossi dalla Pirelli; Paschetto e Spinosa dalla G.B.C. dei Mangini e qualche giovane tipo Allara e De Regny affermarsi soprattutto con il ricevitore Cavazzano. Benché alla fine la squadra ottenga solamente il 4° posto complesso raggiungerà il suo massimo rendimento alla fine della stagione conquistando la prima Coppa dei Campioni contro il Real Madrid ritenuto imbattibile per la presenza addirittura di 5 americani. In quella difficilissima finale giocata sul campo neutro di Monaco in Germania l’Europhon schierava esclusivamente giocatori di scuola italiana. È per me motivo di orgoglio citarne i nomi: Silva 1, Cavazzano 2, Novali 3, Ugo Balzani 4, Bianconi e Carestiato 5, Spinosa 6, De Regny 7, Rossi 8, Ambrosioni e Turci 9. Il 1970 consacra l’era Europhon che, rafforzatosi ulteriormente con gli acquisti di Carlo Passarotto e Steve Shedd (primo americano in Italia ad essere ingaggiato dagli U.S.A. per giocare nel campionato italiano), risulterà alla fine campione d’Italia e d’Europa.
A parte i motivi da addotti nella prima pareti questo articolo e alle varie circostanze fortuite o volute che si verificarono nel corso di questo periodo, vi fu una forza tremenda che aiutò tali circostanze: La forza della passione e dell’amore smisurato per il baseball con un gruppo di persone unitissime per raggiungere insieme la stessa meta considerando esclusivamente l’interesse della società. In conclusione vorrei raccontare i numerosissimi aneddoti che nacquero per queste circostanze, ma ci vorrebbe un libro per poterlo fare compiutamente, e qui posso sinceramente affermare che non mi sono divertito mai tanto in vita mia soprattutto perché ho avuto a che fare con persone molto pronte, intelligenti, consistenti e abili ad intuire qualsiasi tipo di suggerimento, ma altrettanto umili da superare qualsiasi tipo di situazione.