Società

Nettuno


Una delle culle del batti e corri italiano, proprio per questo denominata “Città del Baseball”. Squadra fondata nel 1948 da una scissione interna nel P.S Nettuno, squadra campione d’Italia nel softball. Ha vvinto 17 scudetti, il primo nel 1951, l’ultimo nel 2001. Attualmente è la città con più scudetti nella massima serie, la prima ad aver raggiunto la stella, con un elenco infinito di titoli giovanili con le varie società della città. Fino al 2013 ha avuto un’unica squadra nella massima serie. Nel 2014 e 2015 è stata rappresentata da Città di Nettuno e Nettuno 2, nel 2016 e 2017 dal Nettuno Baseball City, nel 2018 da Città di Nettuno e Nettuno Baseball City, mentre nel 2019 dal Nettuno Baseball City.

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NETTUNO: LA CITTÀ’ DEL BASEBALL

di Ignazio Gori 

La prima partita di baseball in Italia fu disputata nel 1889, nel corso del tour mondiale organizzato da Albert Goodwill Spalding, proprietario ed ex giocatore dei Chicago White Sox. Spalding, il cui interesse non era solo quello di diffondere il baseball nel mondo, ma anche di sponsorizzare il suo marchio di materiale sportivo (tuttora florido), dopo aver disputato un incontro dimostrativo all’ombra (si fa per dire, la temperatura era altissima!) delle piramidi d’Egitto, davanti a qualche sparuto e confuso beduino, avrebbe voluto, una volta giunto a Roma via Napoli, disputare una partita dentro il Colosseo, ma questo non fu possibile, quindi si accontentò della fresca cornice di Piazza di Siena, nel cuore di Villa Borghese. A quella prima partita assistettero poche persone, americani e inglesi residenti a Roma e qualche studente cattolico irlandese del Collegio di Propaganda Fide. Solo uno lo spettatore d’eccezione: il Re Umberto I. I tempi per il baseball italiano non erano ancora maturi.

Nonostante questa data storica, comunque meritevole di essere ricordata, riguardo la nascita del baseball in Italia, c’è solo un nome da fare: Nettuno.

È il 1944 infatti quando gli yankees sbarcano ad Anzio e Nettuno ed oltre alla liberazione portarono anche il baseball. Il primo guantone ritrovato tra gli effetti di un soldato americano caduto – il primo “simbolico”, non assoluto – è esposto nel piccolo museo allestito all’interno del Cimitero Monumentale Americano di Nettuno (World War II Sicily-Rome American Cemetery and Memorial), ed è la prova del primo seme del baseball nella cittadina tirrenica. Un seme che ha attecchito, eccome. La leggenda vuole che ci fu un primissimo entusiasta – non provabile ovviamente, ma la vicenda è talmente romantica da credersi vera – del baseball, tale Rolando Belleudi, detto il “Cittadino” – onorato dopo la sua morte nel 2012 con un busto in bronzo all’interno dello stadio Steno Borghese: uno sguardo che veglia sul passato, presente e futuro del baseball nettunese – il quale, molto giovane, vedendo nel 1944 gli americani giocare a baseball sulla spiaggia, iniziò a contagiare i suoi amici.

La storia ufficiale, più tracciabile del baseball nettunese, fa cadere la prima storica data nel 1945, quando l’ufficiale di polizia Alberto Fasano mette in piedi la primissima squadra, non solo nettunese, ma italiana. Fasano fu mosso da questo desiderio dopo aver frequentato un corso per arbitri di softball indotto alla YMCA a Roma.

Molti si chiederanno: perché il softball e non il baseball? Beh, non essendoci ancora praticità tecnica, il softball era decisamente più leggero e praticabile del baseball e fu comunque un primo passo obbligato anche per motivi economici e materialistici.

La squadra di softball, allenata proprio da Fasano, vinse nel 1946 la Prima Divisione e fu promossa in Serie B. La formazione comprendeva: Parmiggiani, Sabatini, Oreste, Barnato, Barbaini, Orlandini, Barichello, Barisano, Bonato, Verlezza, Marcucci e Branella. Nel 1948 la squadra si sciolse, i nettunesi uscirono dal sodalizio con i componenti della pubblica sicurezza e formarono un loro club, la Libertas Nettuno: tutti nettunesi purosangue, orgoglio stracittadino. Cambiarono subito nome in USMC Nettuno, acronimo ricavato da United States Military Cimitery; visto che tutti i componenti della squadra erano stati assunti nei cantieri per la costruzione del cimitero monumentale americano di Nettuno, dedicato ai caduti di Sicilia e Anzio. Il nuovo team parteciperà nel 1949 al primo campionato ufficiale di softball, organizzato dalla LIS – Lega Italiana Softball – messa velocemente in piedi da Guido Graziani, un intraprendente dirigente sportivo, col mito del “sogno americano”. Del gruppo indigeno facevano parte Fernando Borgia, Luciano e Sergio Serpe, Manrico David, Franco Malagù, Nino Abate, Umberto Scirman, Enzo Pedacchia, Memmo Bendetti e Antonio Marcucci. Sotto la guida tecnica del tenente americano Charles Butte – il secondo dopo il “Cittadino” da inserire in una Hall of Fame nettunese – questa squadra di pionieri farà sognare e permettere alla povera gente di Nettuno e dintorni di evadere un poco dalla miseria e dalla difficoltà del dopoguerra. Butte porterà i suoi “nove uomini d’oro” a conquistare il prestigioso torneo “Coppa America” e di quel gruppo facevano già parte i giovani promettenti: Enzo Masci, Carlo Tagliaboschi, Pietro Caranzetti, Fausto Camusi, Nino Macrì e Roberto Proietti.

Nel frattempo, oltre alla LIS, nel 1948, il Principe Steno Borghese, legatissimo al Nettuno tanto da fornire il nome al futuro stadio – fonda una seconda lega nazionale, l’AIB (Associazione Italiana Baseball), legata al solo centrosud, ma ci ripensa immediatamente, fondendo la neonata associazione con la LIS, per creare un primo vero movimento nazionale. Nasce così la FIBS, la Federazione Italiana Baseball & Softball. Un ulteriore passo avanti, verso l’unificazione e la fortificazione del movimento italiano, si compie l’anno dopo, il 1949, quando si sposano FIBS e LIB (Lega Italiana Baseball), fondata al nord nel 1948 da Max Ott, corrispondente del New York Times, grande appassionato di baseball e pioniere del baseball a Milano, dove nel frattempo erano nate diverse formazioni. Da questo inevitabile matrimonio nasce nel 1950 la FIPAB (Federazione Italiana Palla Base). Il Principe Borghese è il primo presidentissimo, carica che ricoprirà fino al 1961, quando lascerà le redini nella mani di Giuseppe Ghillini, cui succederà nel ’68 Bruno Beneck, nome illustre, che con Aldo Notari e in seguito Riccardo Fraccari, sarà tra i più grandi ambasciatori del nostro baseball nel mondo. Solo nel 1970 la FIPAB riassunse il nome attuale FIBS.

Sotto la guida di un altro militare americano, Horace McGarity, secondo alcuni detto il “Mago”, secondo altri il “generale Orazio”, il quale aveva ereditato da Butte la sovrintendenza del Cimitero Monumentale e le redini del baseball, la squadra del Tritone sfiora lo Scudetto nel 1950, vinto dalla Roma, ma trionfa l’anno successivo, vincendo 19 partite su 20, e aprendo un ciclo che porterà in bacheca 7 titoli in una decade, capace persino di una incredibile striscia di 32 vittorie consecutive a cavallo tra il ’52 e il ’53. I bordi del primo storico “diamante”, inaugurato nel 1950 nel parco di Villa Borghese – ovviamente dalle misure ridotte rispetto a un campo regolamentare da baseball –, opera della fatica e della passione degli stessi giocatori e dei cittadini più appassionati, sono sempre gremiti di un pubblico urlante ed entusiasta. La squadra di McGarity non ha praticamente rivali. Il baseball a Nettuno diventa una vera e propria febbre collettiva, una religione, e lo diventa ancor di più dopo la visita nel 1957 di Joe Di Maggio, uno dei miti dei New York Yankees, che sfida al Borghese, in maniche di camicia, il grande lanciatore nettunese Carlo Tagliaboschi. La leggenda tramandata dai testimoni oculari dice che dopo due strike di Tagliaboschi, Di Maggio, infastidito, abbia sparato una serie di fuoricampo chilometrici, atterrati sulla spiaggia adiacente o addirittura in mare.

Un’altra dimostrazione del fatto che il baseball nettunese non rappresenta solo la storia dello sport in città e in Italia, ma anche in Europa, lo dimostra nel 1952 l’iniziativa del solito Principe Borghese, personaggio eccentrico e vitale, che trattando e dialogando con il CONI riesce il 31 Agosto a organizzare a Roma il primo incontro tra squadre nazionali. Allo stadio Flaminio ci sono circa 12.000 spettatori, capitanati da un sorridente Gregory Peck – in capitale per le riprese del film di William Wyler Vacanze Romane – onorato del lancio inaugurale. Inutile dire che gli Azzurri sono quasi interamente composti dal nucleo del Nettuno campione d’Italia, tra tutti Tonino Marcucci, formidabile catcher e il lanciatore Giulio Glorioso, che all’epoca giocava nella Lazio ma che in futuro avrebbe indossato la casacca nettunese dal 1963 al 1966. I nostri persero per 3-7 contro le Furie Rosse della Spagna, ma poco importa, la prima nazionale italiana era stata lanciata.

Fu proprio Glorioso, forse il più grande lanciatore della nostra giovane storia, a trascinare il Nettuno allo scudetto nel 1963, dopo cinque anni di astinenza, tanti per il club tirrenico. Era finito il ciclo di McGarity, ma una nuova grande generazione si affacciava sul diamante nettunese: Enzo Masci, Giorgio Costantini, Bruno Laurenzi … Nel 1963 il mitico “diamantino” di Villa Borghese lasciò spazio al primo vero campo adibito al baseball, lo Stadio Comunale di via Cisterna. Il Principe Borghese acquistò Glorioso e la squadra riprese a pedalare. Dal 1963 al 1973 arrivarono sotto il marchio di Simmenthal e Glen Grant altri 5 scudetti. Indimenticabile per la memoria sportiva dei nettunesi la formazione del 1965, capace di conquistare la prima Coppa dei Campioni della sua storia, frutto della vittoria in finale contro i fortissimi olandesi dello Sparta Rotterdam. Nettuno iniziò a servirsi di alcuni rinforzi americani dalla base Nato di Napoli e questo risultò una mossa vincente. Arrivarono i fortissimi Earl Hayes e Joe Sylvia, formando con Glorioso, Blanda, Masci, De Renzi, Monaco, Mirra, Faraone, Alfredo Lauri, Caiazzo, Cannucciari, Enzo Lauri, Tagliaboschi e il terzo americano per la coppa, Thompson, un gruppo incredibile. L’ultimo scudetto arriva nel 1973, prima di un amarissimo digiuno lungo 17 anni, mantenendo i tifosi del “Bronx” (gruppo dei fedelissimi sfegatati tifosi nettunesi) col fiato sospeso. Negli anni ’80 infatti, pur avendo in squadra campioni come Lenny Randle (11 stagioni in Mlb) Nettuno non riesce a spuntarla sul Rimini, sul Parma, sul Grosseto … La maledizione si spezza nel 1990, quando la squadra di Ruggero Bagialemani – che insieme a Giorgio Costantini, Masci e Laurenzi, è una delle più fiere bandiere della storia del club – insieme a Guglielmo Trinci, Marco Ubani, Max Masin, Alberto D’Auria, Valerio Mastrantonio, Marco Barboni, Fernando Ricci, Roberto De Franceschi, Jeff Ransom e soprattutto all’immenso pitcher americano Bob Galasso, espugnando lo Stadio dei Pirati di Rimini in una tesissima Gara7, riuscì a riportare finalmente il tricolore in città.

Dopo l’impresa del 1965, il massimo alloro continentale tornò ancora a Nettuno nel 1972, superando l’Europhon Milano; nel 1974, ai danni dei fortissimi Haarlem Nicols – tra le migliori squadre mai apparse in Europa – battuti di nuovo nel 1991, dopo 17 anni. Nel 1997 arriva il quarto sigillo continentale vincendo contro i quasi omonimi Neptunus Rotterdam (dominatori della lega olandese: scherzi del baseball!), per finire con lo splendido, ultimo bis europeo nelle stagioni 2008-09, ai danni dei connazionali San Marino e Fortitudo Bologna. Particolarmente sentito fu lo scudetto del 1993, a corona di una stagione clamorosa di Jessie Reid, potente slugger di Honolulu, mentre l’ultimo titolo italiano, targato “Caffè Danesi”, sponsor che ha accompagnato il club per molti anni a cavallo tra Novanta e Duemila, risale alla stagione 2001, sotto la guida di Giampiero Faraone. Da allora i nettunesi aspettano, aspettano, aspettano … carezzando dopo ogni sconfitta, il viso ormai consunto del bronzeo “Cittadino” Belleudi.

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FORMAZIONI STORICHE:

P.S NETTUNO 1946: Allenatore: Alberto Fasano

GIOCATORI: Gianni Petrelli, Luciano Serpe, Mario Verlezza, Manrico David, Fulvio Verlezza, Tonino Marcucci, Sergio Serpe

LIBERTAS NETTUNO 1948: Fernando Borgia, Luciano Serpe, Sergio Serpe, Manrico David, Franco Malagù, Nino Abate, Umberto Scirman, Enzo Pedacchia, Memmo Benedetti, Antonio Marcucci.

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