Società

Rimini Baseball


 Il gioco del baseball arrivò a Rimini grazie al contributo del prof. Eugenio Pagnini, ex pentatleta olimpico che ritornò da un viaggio negli Stati Uniti con la passione del baseball, divulgandolo ai propri allievi di educazione fisica del liceo Giulio Cesare. Nacque così la sezione baseball della polisportiva Libertas, che nel 1949 e 1950 partecipò ai massimi campionati organizzati dalla FIBS, prima di scendere di livello.

Quando la Libertas soppresse il settore baseball e sciolto la squadra, Pagnini tenne viva in Rimini la fiamma del baseball: aveva già partecipato alla sua divulgazione, agli inizi del cinquanta, quando il baseball a Rimini muoveva i primi passi.

Ai primi campionati giocati in Italia Rimini era già presente e seppure nella maniera pionieristica di quei tempi, quando in occasione dei rari fuoricampo il gioco veniva interrotto e fintantochè la pallina non veniva ritrovata non riprendeva, il baseball aveva già un suo pubblico ed i primi giovani accorrevano a giocarlo.

In quella squadra giocavano nomi che poi diverranno famosi, tra di loro il futuro nazionale Mazzocchi, Gualtiero Carli, Walter Zucconi, Bambi, Pallareti, Mariani, ecc…

Marcello era il dirigente accompagnatore e con molto entusiasmo, non altrettanti risultati, si giocava ed i più giovani, con rami di pino al posto delle mazze e con palline da tennis, cercavano di emularli.

Poi il grande tradimento, Carli, il capitano, l’allenatore, l’anima della squadra, accetta, lui universitario, le proposte del Cus Bologna e si trasferisce. “Ne trarrò vantaggio negli studi” diceva quasi a voler convincere se stesso che la decisione era saggia.

Col senno di poi si potrà dire che, se era per gli studi poteva rimanere a Rimini, in compenso la Bologna gaudente di quei tempi, all’eterno fuori corso, non fu avara di insegnamenti di vita.

Per la squadra, rimasta senza la sua anima, fu un voltar pagina, tutti divennero più adulti consapevoli di dover camminare con le proprie gambe e quando la Libertas ridusse il budget, la squadra che già era in B si iscrisse alla serie C, Mazzocchi, W. Zucconi, Pallareti seguirono l’esempio di Carli e, con buona fortuna, andarono a giocare a Bologna.

Quei ragazzini che avevano brandeggiato rami di pino si trovarono catapultati in prima squadra, era il trapasso generazionale, Delfo e Sergio Zucconi, Frigiola, Oliveti, Cevoli, Grossi, formarono l’ossatura della nuova squadra.

Poi la Libertas ridusse ulteriormente il budget, non aveva più soldi ed il baseball venne cancellato dai programmi.

Il baseball a Rimini, nel 1956 cessò di esistere, solo Sergio Zucconi seguì le orme degli altri a Bologna e giungerà poi alla nazionale, gli altri scoprirono che una intera estate passata sulla spiaggia non era poi da buttar via, al mare trovarono quei diversivi che, ben presto, estinsero il rimpianto.

Tutto finito quindi, tranne che per Pagnini, il professore imperterrito continuava ad insegnare il softball al liceo, non grandi cose ma una piccola fiammella seguitava ad ardere.

Gli anni passavano, ogni tanto i vecchi giocatori si incontravano, grandi promesse di ridar vita ad una squadra e poi ognuno per la sua via.

Nel 1965 Pagnini si convinse che, a forza di insegnare, aveva per le mani una grande squadra, grande al punto che poteva sfidare i “vecchi” e, tanto fece, tanto si diede da fare che, alla fine, i “vecchi” accettarono la sfida. Si giocò quindi: Pagnini arbitro, si scoprì che i “giovani” non valevano i “vecchi” ma Carli, Mazzocchi, i tre Zucconi, Frigiola, Oliveti, Pallareti, Mariani, Bambi, Grossi, tutti gli ex giovani che la vita aveva in qualche maniera diviso si ritrovarono assieme. Sarà stata la nostalgia della giovinezza, del bel tempo passato, oppure lo scoprire di avere ancora voglia di agitare una mazza, di avere ancora energie da spendere, il risultato fu quello di ritrovare un grande amore, di scoprire di volerle ancora bene, di riscontrare che il suono della palla contro la mazza ammaliava ancora con il suo fascino, tutto quell’insieme di cose fece scaturire una decisione immediata: “Mettiamo un po' per uno e rifacciamo la squadra”.

Nel 1966 la rinata squadra scendeva in campo nel campionato di serie C. Carli ne era il manager, ma al tempo stesso presidente della società, Frigiola giocava esterno con la carica di vice-presidente, prima base era Mazzocchi anche segretario, tutti gli altri giocatori consiglieri della società.

All’esordio, l’en plein, il Rimini vince il suo girone, batte tutti nelle finali e, campione d’Italia della serie C, approda alla B. Nel frattempo arrivarono Howard Bratley e Tom Elliot, i primi giocatori stranieri della storia del club, a cui se ne susseguirono altri complice l'aeroporto cittadino che in quegli anni fungeva anche da base militare NATO.

Con la B i primi problemi, i primi tormenti al Comune perché trovi un campo da gioco, alla fine il Comune capitola e concede, per le partite di campionato, l’uso dello stadio calcistico. La squadra sponsorizzata Glen Grant ripaga la città e nel 1969 vincendo la serie B approda alla serie A. Questa parentesi nel massimo campionato durò solo una stagione a causa della retrocessione dovuta al penultimo posto.

Grandi entusiasmi ma anche grandi pensieri, senza sponsor, senza un reale campo da gioco, con i vecchi alla frutta e i giovani non maturi, pur con un pugno di bolognesi di buona classe e volontà, fare la serie A è un calvario anche se, alla ricerca di un nome di prestigio per la presidenza, viene chiamato a ricoprire tale carica uno dei due grandi di Rimini, nientepopodimeno che Sergio Zavoli, il futuro presidente della RAI, allora giornalista affermatissimo e di gran nome.

Malgrado tanta presidenza e dopo aver disputato, tra enormi travagli, un campionato non infame, il Rimini retrocede in B.

E’ un brutto colpo, occorre prendere decisioni drastiche, ridare fiducia ad un ambiente un po' scosso, ricreare la squadra.E’ il 1971, Frigiola assume la presidenza della società, la squadra viene definitivamente svecchiata lanciando giovani come Di Raffaele, Grassi, entra in società un nome nuovo, Cesare “Rino” Zangheri.

La nuova politica dà i suoi frutti e nel 1973 il Rimini è di nuovo in serie A.

I “vecchi” hanno abbandonato il campo, ma sono tutti in trincea, hanno molti incarichi all’interno della società, presidente viene eletto Zangheri.

Dopo aver giocato le proprie partite casalinghe in un terreno nei pressi della stazione ferroviaria e, per qualche anno, allo  Stadio Romeo Neri[1], la squadra traslocò nel 1973 al nuovo Stadio dei Pirati, realizzato appositamente per il baseball.

Un anno fondamentale per la storia del club fu il 1975, quando Rimini divenne per la prima volta campione d'Italia nella storia del baseball italiano. A trascinare la CerCosti (sponsor dell'epoca) furono, tra gli altri, i lanci dell'italoamericano  Mike Romano, di rientro da una squalifica di un anno e anch'esso destinato a diventare una colonna del club.

Il successo in campo nazionale permise al Rimini Baseball (sponsor Derbigum) di qualificarsi alla successiva Coppa dei Campioni, arrivando a trionfare nella fase finale di Madrid che consegnò il primo titolo europeo al sodalizio romagnolo.

Trascinato dal trio di oriundi Mike Romano, Lou Colabello ed Edward Orrizzi, la Derbigum concluse la stagione 1979 vincendo campionato e Coppa dei Campioni

Nel 1980 arrivò il terzo scudetto.

Nel 1983 (sponsor Papà Barzetti), Rimini fu per la quarta volta campione d'Italia. Già da qualche anno nel gruppo degli italiani spiccava la presenza di Paolo Ceccaroli, Elio Gambuti e Giuseppe Carelli, che hanno calcato il diamante dello Stadio dei Pirati per numerose stagioni tra gli anni '70 e '90.

I tre anni di permanenza a Rimini del lanciatore Rick Waits (12 stagioni in Major League) sono coincise con la vittoria dei campionati 1987 e 1988 e il trionfo nel girone finale di Viladecans (Barcellona) della Coppa dei Campioni 1989, l'ultimo trofeo continentale alzato ad oggi dalla squadra.

Seguiranno due finali e una semifinale persa, quindi il 7º sigillo nazionale al termine del campionato 1992, prima di sei anni di digiuno interrotti dai due scudetti consecutivi arrivati entrambi contro il Nettuno: nella decisiva gara7 casalinga del 1999, la Semenzato Rimini si ritrovò sotto 7-8 con due eliminati all'ultimo inning, ma alla fine riuscì a ribaltare il punteggio sul 9-8 in suo favore[2]. Più agevole il successo del 2000, quando le finali terminarono con un netto 4-0 nella serie sui laziali.

Un'altra data storica per il Rimini Baseball è stata il 10 ottobre 2002, quando il 5-0 in gara5 sul campo del Nettuno ha regalato ai riminesi guidati da Mike Romano (ora nelle vesti di manager) il decimo scudetto della storia del club, e quindi la possibilità di fregiarsi della stella[3]. Quattro anni più tardi, nel 2006 è arrivato l'undicesimo titolo, con il successo nella serie finale sul Grosseto. Nel 2015, dopo 9 anni di digiuno tra cui le ultime tre finali perse consecutive, Rimini ha vinto il suo dodicesimo scudetto battendo i favoriti bolognesi con un secco 4-0 nella serie. Nel 2017 arriva lo scudetto numero 13 dopo il netto 3-0 su San Marino.

Al termine della stagione 2017, l'ottantacinquenne Cesare "Rino" Zangheri complici alcuni problemi di salute decide di concludere la sua lunghissima parentesi da presidente durata 45 anni. Lo fa lasciando il club al quarantunenne milanese Simone Pillisio, fino a quel momento patron del Novara Baseball.

Controversie societarie hanno comportato, nel 2019, l’abbandono della società da parte del presidente Pillisio e la sospensione dell’attività agonistica.

(Fonti: articolo di Ivo Frigiola e Wikipedia).

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DENOMINAZIONI DELLA SQUADRA DAL 1970 AL 2015

1970 – RIMINI BC

1973 – RENANA ASSICURAZIONI RIMINI

1974/75 – CERAMICA COSTI RIMINI

1976/80 – DERBIGUM RIMINI

1981/83 – PAPA’ BARZETTI RIMINI

1984 – RICCADONNA RIMINI

1985 – DAL COLLE RIMINI

1986/87 – TREVI HI. FI. RIMINI

1988/90 – RONSON LENOIR RIMINI

1991-94 – TELEMARKET RIMINI

1995-97 – IVAS RIMINI

1998-2002 –SEMENZATO CASA D’ASTE RIMINI

2003-2011 – TELEMARKET RIMINI

2012 – RIMINI

2013-2015 – RIMINI BASEBALL


(Fonte della ricerca: Franco Ludovisi)


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